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Il Villaggio del Sole è
bello, e non lo diciamo soltanto noi che lo abitiamo, ma lo dicono anche
dei professionisti che di queste cose se ne intendono(*). |
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Noi che abbiamo ogni
giorno sotto gli occhi le sue strade con le auto parcheggiate ovunque, i
suoi marciapiedi dissestati, le sue panchine un po’ arrugginite e altri
aspetti meno piacevoli, facciamo fatica a vedere la sua bellezza. |
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Ma chi guarda con occhio
esperto la vede perché sa vedere il progetto iniziale, rimasto intatto,
dietro questi particolari dovuti anche al passare del tempo.
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E se sappiamo guardare noi
tutti possiamo capire ciò che rende unico e originale il nostro
quartiere. |
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Prima di tutto il
Villaggio del Sole è stato costruito tutto insieme, sulla base di un
progetto studiato apposta per questo luogo. |
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Di solito le città, i
centri abitati, nascono un po’alla volta, con le varie parti che si
aggiungono una all’altra, con demolizioni e ricostruzioni, con
trasformazioni e modifiche successive. |
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Il nostro quartiere non è
costruito in un’area di recupero ma in una bellissima zona agricola –
“fegato” chiamavano i contadini questa terra fertile - ed è stato
pensato tutto insieme, per essere proprio quello che è, una città in
piccolo costruita in un unico spazio. |
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Ha la forma arrotondata,
che lo rende accogliente e protetto al suo interno, perché una volta che
si è entrati da via Colombo per un centinaio di metri si dimentica il
traffico di autoveicoli e ci si trova ‘dentro’ al cuore del Villaggio,
dove sono stati costruiti gli edifici pubblici, quelli che servono a
tutti: chiesa, scuola, centro sociale. |
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Intorno a questo centro
ruotano le nostre case, i condomini, con la bissa a fare da barriera
curvilinea verso viale del Sole, proteggendo il resto del quartiere.
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È una barriera avvolgente
per la sua forma, aperta al piano terra, così si può vedere dall’esterno
all’interno e viceversa. |
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Dall’altra parte,
all’entrata di via Colombo, c’è il ‘manico del pettine’, una linea
diritta che conduce lo sguardo verso il centro. |
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Poi via Colombo continua e
tutto intorno gli edifici la seguono curvandosi, finché ritorna su se
stessa proprio al suo punto di inizio. |
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Le altre strade seguono il
suo andamento curvilineo, fino a via Cadamosto, che chiude verso via
Granatieri di Sardegna. |
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Su via Colombo si
affacciano le strade del ‘pettine’ che sono disposte a raggiera, per
lasciare libera la vista di monte Crocetta e delle montagne in
lontananza. |
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Anche l’altezza degli
edifici varia, dall’interno verso l’esterno del quartiere. Al centro ci
sono le case di tre piani, poi di quattro e infine quelle che stanno
all’esterno, di cinque piani. |
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La variazione dell’altezza
e la posizione reciproca consentono a tutti gli edifici di ricevere luce
allo stesso modo, senza che uno faccia da ostacolo all’altro, e tutti
convergono verso la chiesa, la scuola, il centro sociale, cioè i luoghi
di tutti. |
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Gli edifici abitativi sono
fatti a regola d’arte -lo dice gente del mestiere che ha comperato il
suo appartamento al ‘pettine’- con abbondanza di vani, spaziosi, ben
areati, con vista sul verde. |
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Intorno alle case ci sono
ampi spazi, in gran parte folti di verde, che nel tempo è diventato così
dominante da pensare di essere quasi in un parco. |
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Ci sono alberi anche molto
importanti, siepi e arbusti, fiori nei giardinetti e ai davanzali. Al
mattino si sentono gli uccelli che cinguettano. |
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A chiudere, proprio dove
via Colombo si incurva e torna su se stessa, c’è il parco giochi, ampio
spazio verde alberato aperto ai più piccoli, e il ‘campetto’ da calcio,
un’altra ‘pausa’ di verde al confine con le case. Inoltre, uscendo verso
il Biron di Sopra, si può salire su monte Crocetta, spazio ‘storico’ di
passeggiate ancora prima della costruzione del Villaggio. |
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Le strade, compresa via
Colombo, sono poco trafficate, tanto da essere sicure anche per i
bambini. |
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Ci sono altri motivi che
rendono ‘bello’ abitare il Villaggio, basta allenare lo sguardo per
scoprirli. |
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Ognuno può
farlo. |
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(*) Merita ricordare:
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che i progettisti del
Villaggio del Sole furono premiati nel 1962 dall’Istituto Nazionale di
Architettura (targa In-Arch)
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che gli architetti
Ortolani, Musmeci e Gardella sono professionisti di livello
internazionale,
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che il quartiere è stato
visitato da delegazioni straniere, cecoslovacca e svedese, perché
rinomato anche all’estero
-
che Il Giornale di Vicenza
il 4/12/1960 coglie il meglio dei dibattiti allora in circolazione
scrivendo: “Il Villaggio del Sole... rappresenta uno dei più aggiornati
esempi [di architettura] dovuti all’Ina Casa”.
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