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Nella lunga vita di Olga venire ad abitare al Villaggio del Sole è stata veramente una trasformazione, un cambiamento che ha migliorato la vita di tutta la sua famiglia

Ancora a distanza di anni si sente nelle sue parole la gioia di abitare in un luogo che le ha dato tranquillità e rapporti di buon vicinato che restano vivi nel tempo.

Mi chiamo Olga Culetto Cestonaro, sono nata ad Arcugnano in via Breganzole, (la strada che scende verso S. Agostino).

Facevo molta strada a piedi per andare al lavoro, andavo con le mie amiche fino alla Fontega dove si estraeva la torba, la caricavamo sulla carriola e la stendevamo al sole perché si asciugasse, quello era il combustibile per scaldarci e fare da mangiare.

Si lavorava dieci ore al giorno però era anche bello stare in compagnia all’aria aperta, lì lavorava anche il mio futuro marito, che estraeva la torba insieme ad altri uomini.

Ricordo un brutto bombardamento proprio lì alla Fontega, abbiamo preso uno spavento!…. e, siamo scappate nel bosco.

Ho lavorato anche in zona della Stanga in un calzaturificio facendo un bel po’ di strada per andare e tornare, l’ho fatto sempre volentieri sia perché ero giovane e sia perché si andava in compagnia così la strada non sembrava neanche così lunga!

Ci siamo sposati nel 1946, siccome non avevamo una casa, siamo stati un bel po’ a casa di mia mamma per mangiare e da mia zia per dormire, là sono nati i primi due figli.

Nel 1957 abbiamo trovato casa a B. Casale, erano due stanze umide e fredde con i servizi fuori, come si usava a quel tempo.

Mio marito ed io ci siamo attivati a fare molte domande per poter avere un appartamento al Villaggio del Sole, ci sono voluti sette lunghi anni di attese perché il nostro desiderio fosse esaudito.

Mi ricordo che ho avuto dei problemi fisici perché nel sorteggio del 1959 non siamo usciti sicché si è dovuto rifare la domanda.

Ci dicevano di non preoccuparci perché le case ne avrebbero fatte per tutti ma io finché non ho avuto questa casa rimanevo in ansia.

E finalmente il 10 dicembre del 1960 abbiamo preso possesso dell’appartamento; ho ancora dentro di me la gioia che ho vissuto entrando nella nostra nuova casa, è stato un sogno che è diventato realtà.

Tutto il nuovo che avevo intorno me lo gustavo: le stanze ariose con una bella vista sui campi del sig. Grigio e del suo vigneto (le case circostanti le hanno costruite dopo), il M. Crocetta si vedeva bene e, tutt’intorno un bel verde che rasserenava!

Ho avuto un altro figlio nel 1965, avevamo una casa bella grande e in cinque si stava bene. I nostri figli hanno potuto sfogarsi a giocare pallone, correre nelle strade che erano sicure perché non passava quasi una macchina e avere tanta compagnia.

Mi ricordo del parroco don Gianfranco che cercava di coinvolgere tutti: le famiglie, i ragazzi per fare conoscenza e creare gruppi associativi.

È stato molto buono e bravo ha fatto tanto per i giovani, sapeva ascoltare e dava consigli.

Nel mio condominio i rapporti sono sempre stati amichevoli, ci si aiutava e anche adesso che son passati tanti anni ci diamo una mano.

Ogni sera la signora Rigo mi viene a salutare e ci facciamo quattro chiacchiere, questa consuetudine la gradisco molto perché essendo rimasta da sola dopo la morte di mio marito, apprezzo questa attenzione, del resto però sono in buoni rapporti anche con gli altri.

Abita da noi anche una famiglia di cinesi con un bambino, stanno molto per conto suo perché non sanno la nostra lingua, appena il figlio andrà a scuola io spero che anche loro saranno un po’ più aperti.

Pur essendoci un traffico esagerato per un centro abitato, ogni tanto vado al Silos per la spesa, cerco però di arrangiarmi con i negozi che ancora ci sono perché attraversare la strada è un’impresa!