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Rossana Perozzi insieme alla madre ricostruisce la storia e i ricordi della sua vita nella trattoria gestita dalla sua famiglia.

Con cordiale e gioiosa partecipazione rievoca un tempo e un ambiente che hanno avuto un notevole significato anche per gli abitanti del Villaggio del Sole.

La famiglia Perozzi viene da Monticello Conte Otto quando Antonio, detto Tullio, nato nel 1900, aveva tre anni.

All’inizio il padre di Antonio, Giacomo, lavorava i campi di proprietà dei Chiodi, a Monte Crocetta.

Aveva una cavalla velocissima nella corsa, tanto che una volta, facendolo cadere, gli ha fatto rompere una gamba.

Non c’è stato altro modo per curarlo che amputargliela.

IGiacomo Perozzi è morto mentre la famiglia abitava in quella casa a monte Crocetta.

Antonio sposa Fiore Castagna, di Camisano, e hanno tre figli: Livia, Cecilia e Giacomo.

Nel 1930 Antonio e i suoi due fratelli si trasferiscono a lavorare la terra nella fattoria che stava all’incrocio di via Biron di Sotto con le Cattane.

Poi, nel 1949, i tre fratelli si dividono, comprano da Carlassare un terreno in Biron di Sopra e vi costruiscono le loro abitazioni.

Antonio/Tullio costruisce la trattoria che porta ancora il suo nome.

Anche la concessione della licenza per la trattoria ha una sua storia.

Infatti il responsabile dell’ufficio annona di Vicenza era il dott. Zamperetti che aveva la moglie ebrea.

Giacomo Perozzi, padre di Antonio, l’aveva nascosta salvandola dai tedeschi quando c’erano le leggi razziali.

Da allora la trattoria è sempre stata gestita dalla famiglia Perozzi.  

Quando Tullio muore, nel 1973, continua il figlio Giacomo. 

La moglie di Giacomo,Natalina Marchetti, viene da Monteviale, dove la sua famiglia lavorava nella campagna Zileri-Dal Verme.

Hanno quattro figlie, Maria Teresa, Fiorella, Valeria e Rossana.

Alla morte del padre Giacomo, nel 2007, Rossana continua l’attività insieme alla madre.

Lei e le sue tre sorelle sono cresciute in questo ambiente. In passato la trattoria aveva tre campi da bocce, nello spazio che oggi è diventato parcheggio, all’interno del terreno di loro proprietà.

Allora le bocce erano una grande attrattiva, soprattutto nei giorni festivi, insieme al gioco delle carte, che aveva il vantaggio di poter essere giocato anche d’inverno e col brutto tempo.

Nei dintorni non c’erano molti altri locali.

C’erano l’Albera su strada Pasubio, Pendi in Val Scura e, più tardi, Marini, in strada Ambrosini.

Il locale era aperto sempre, anche perché fino agli anni Settanta non c’era il giorno di chiusura settimanale, quando si aveva la licenza bisognava garantire il servizio tutti i giorni, estate e inverno.

Avevano come clienti le persone dei dintorni, soprattutto gli uomini che si fermavano a bere un bicchiere tornando a casa alla sera, oppure quelli che venivano dopo cena.

Tra questi a volte c’erano anche i grandi bevitori, causa di gravi difficoltà e sofferenze nelle famiglie.

Erano quelli che non si decidevano ad andarsene o che non ce la facevano più a camminare da soli.

Capitavano nel locale i figli o le mogli a prenderli per riaccompagnarli a casa quando si era fatto tardi.

Si beveva molto il clinto, allora prodotto abbondantemente dalle nostre parti, e poi proibito perché non raggiunge la gradazione alcolica stabilita ed è molto carico di tannini.

Allora non si faceva caso ai discorsi di questo genere e il vino veniva consumato in abbondanza, senza pensieri, se non per i soldi che costava. Alcuni si portavano da casa la loro scodella personale per bere anche più di gusto.

Preparavano polenta, pesce ‘popolo’, ‘coradela’ (polmone), trippa, uova sode, soppressa dei maiali allevati da Tullio,formaggi vari.

C’era un tale, Saggin, che viene ricordato perché mangiava le uova sode senza sgusciarle.

Nella trattoria venivano a mangiare gli uomini che lavoravano nei dintorni. In particolare quando qui sono state costruite le molte opere lungo il Biron di Sopra: la Centrale elettrica, l’asilo comunale, l’Istituto per orfane (ora IPAB) la discoteca e la ristrutturazione di Villa Rota Barbieri.

Venivano anche i dipendenti della SASPI (nettezza urbana) e soprattutto quelli che hanno costruito il Villaggio del Sole.

Allora gli operai venivano in trattoria per il pasto di mezzogiorno, ma fino a qualche anno fa si portavano da casa il pentolino col cibo già pronto, e in trattoria prendevano il pane e il vino, il resto non potevano permetterselo.

Anche alla domenica, quando qui venivano a mangiare le famiglie del Villaggio, si portavano magari il pollo arrosto e dalla trattoria prendevano l’insalata, le bibite per i bambini, il vino, o il pane fresco.

Venivano volentieri con i bambini, perché c’era tanto posto per giocare, e le bambine Perozzi giocavano insieme agli altri, che spesso erano i loro compagni di scuola.

La trattoria era anche punto di riferimento delle scampagnate domenicali dei ‘cittadini’, che venivano a fare un giro in collina o in campagna.

Si fermavano nel pomeriggio a mangiare uova sode,soppressa, salame, formaggio e pan biscotto.

Molti dei prodotti erano della stessa trattoria, finché ce n’erano.

Quando le uova finivano si compravano da Girardello ‘polastraro’. In primavera molte persone andavano alla fattoria dei Rizzato, quando c’era ‘magasin’, ma era un periodo piuttosto breve.

E comunque questa è sempre stata una zona con molte persone e i locali di questo genere non erano così numerosi da farsi concorrenza.

Con la costruzione del Villaggio tutto è diventato più movimentato. hanno conosciuto molte persone, che venivano qui regolarmente, bambini e ragazzi cresciuti insieme a loro.

Molti ragazzi e ragazze del Villaggio si fermavano in trattoria, sia al mattino prima di partire per fare qualche giro, sia alla sera per incontrarsi a fare baldoria, magari con una solenne sbornia.

Naturalmente in trattoria si preparavano anche pranzi di nozze o di altre circostanze simili.

Era un gran lavorare ma anche una bella soddisfazione. Adesso che gli invitati sono di solito molto più numerosi non sarebbe più possibile, un tempo infatti si arrivava al massimo a sessanta settanta invitati, che erano i parenti stretti. Adesso gli invitati sono prevalentemente gli amici e sono molti di più.

Nel 1977 la trattoria è stata ristrutturata e all’esterno hanno tolto la vecchia insegna con la scritta ‘Trattoria da Tulio’ mettendoci Tullio con la doppia.

Ma in fondo non stava poi così male, Tulio, e rievocava tante storie degli ultimi cinquant’anni.