scultore

     
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Carlo Soldà abita al Villaggio soltanto da alcuni anni, ma in realtà gran parte della sua vita si è svolta qui nei dintorni.

Qui ha lavorato nella costruzione dei fabbricati abitativi e anche della chiesa di san Carlo, di cui molte pietre sono passate dalle sue abili mani di artista.

Carlo Soldà abita in una casa del Villaggio da poco tempo ma ha radici in questa zona e nel quartiere, sia direttamente sia indirettamente, da molti anni.

Anzi, ha visto nascere il Villaggio, e ha addirittura contribuito alla sua costruzione. Il suo lavoro vero e proprio, quello che sente veramente suo e che non ha sempre potuto fare come avrebbe voluto, è legato alla pietra.

A quindici anni la cercava e la cavava sulle Dolomiti di Cortina; più tardi a Vicenza, oltre il Museo del Risorgimento, dopo una lunga ricerca, ha trovato la pietra adatta a un delicato restauro in città. .

La passione dello scolpire gli ha fatto fare molti lavori artistici per diversi committenti: per esempio ha lavorato con grande abilità al restauro della facciata di san Lorenzo.

Negli anni ha fatto diversi lavori nel campo dell’edilizia (i suoi hanno sempre operato in questo ramo) e proprio nel corso di questi la sua storia si è intrecciata con quella del Villaggio.

Quando aveva circa diritta’anni e faceva il muratore, passando da queste parti si è fermato al villaggio Gardella/produttività, a chiedere se ci fosse bisogno di un muratore, un ‘muraro’, come dice con grande efficacia il dialetto.

Lo ha assunto la ditta Refosco che gli ha dato da fare, in particolare, tutti i lavori in pietra, che era la sua grande passione.

Nel periodo in cui lavorava al villaggio Gardella ha incontrato Silvana Maitogno che poi ha sposato.

Lui la vedeva dal cantiere e dalla strada, nell’edificio della Bissa, e ha fatto in modo di incontrarla e di parlarle.

Quando si sono sposati hanno abitato per un certo tempo in una casa di proprietà dei Monti, che hanno la loro villa in strada vicinale di monte Crocetta, all’inizio della salita, quindi nei dintorni del Villaggio.

In cambio di lavori di manutenzione, lui ha ottenuto la disponibilità di uno spazio esterno alla casa, dove poteva lavorare liberamente alle sue sculture. 

Ha esposto i suoi lavori in alcune mostre, sia al centro sociale sia in circoscrizione.

Quando è stata costruita la chiesa di san Carlo ha lavorato con i fratelli Schiavo, nipoti di Refosco.

Si è impegnato in particolare alla collocazione delle lastre di pietra sulla facciata interna del muro perimetrale.

Ricorda il grande impegno richiesto per la costruzione della volta a tenda e i 14 quintali di chiodi impiegati per le casseforme delle spirali di cemento.

Alla fine del mandato del parroco don Battista ha costruito in pietra uguale a quella del rivestimento della chiesa l’ambone, la colonna del tabernacolo e la base della madonna in bronzo dello scultore Quagliato.

Nel 1989 ha acquistato l’appartamento in cui abitano, al Villaggio, e poi lentamente lo ha ristrutturato.

Da esperto dell’arte edilizia riconosce che queste case sono sostanzialmente costruite a regola d’arte per impasto a mano, per armamenti, per spessore dei solai.

Solo le finiture denunciano che si tratta di case popolari.

Adesso però la loro casa è stata migliorata anche su questo punto ed è come loro la desideravano.