dallo Sri Lanka

         
 

Rohan ha vissuto diverse esperienze, non facili, come immigrato.  

Con la sua unica valigia rappresenta molti di quelli che hanno cercato di cambiare in meglio la propria vita.

Il punto di arrivo, almeno per ora, è stato raggiunto: una casa e una famiglia, una casa per la famiglia.

Come i molti italiani che cinquanta anni fa sono arrivati, per primi, ad abitare queste case del Villaggio.

E’ una storia che va avanti anche se cambiano i protagonisti.

 

 

Rohan Kumari viene dallo Sri Lanka ed è in Italia da quando aveva diciassette anni.  

   
Lo Sri Lanka, il cui nome ufficiale è Repubblica Democratica Socialista dello Sri Lanka, conosciuta anche come Ceylon (nome ufficiale fino al 1972), è uno stato che si trova in Asia, e occupa l'omonima isola al largo della costa sud-orientale del subcontinente indiano.
Per la sua forma particolare e la sua vicinanza alla costa indiana è stata soprannominata lacrima dell'India.

E’ arrivato a Roma, da clandestino, aiutato da uno zio.

   

 

A Roma ha lavorato presso una famiglia di cinque persone.

   
   

 

Si occupava della casa, faceva anche da mangiare.

   
   

 

Gli è stato molto utile perché aveva un posto dove abitare e intanto ha imparato l’italiano. .

   
   

 

Dopo due anni è stato messo in regola e così ha potuto ottenere il permesso di soggiorno.

   
   

 

A questo punto è potuto finalmente tornare a casa, dopo quattro anni di assenza.

   
   

 

Per prima cosa è andato a trovare Aththota, la ragazza che conosceva fin da prima di partire e dopo è andato a casa dei suoi genitori.

   
   

 

La mamma quasi non lo riconosceva, tanto era cambiato.

   
   

 

Si era fatto più grande, aveva i capelli lunghi, era diventato robusto.

   
   

 

Dopo sei mesi è ripartito per l’Italia ed è tornato a Roma, dove ha lavorato ancora per alcuni mesi.

   
   

 

Però voleva trovare qualcosa di meglio, quindi è venuto a nord, dove c’erano più possibilità.

   
   

 

Aveva soltanto la sua valigia. Si è fermato a Vicenza, cercando un lavoro, abitando con un amico.

   
   

 

Se non avesse trovato niente pensava di andare a Milano. Ha trovato lavoro nella azienda Morato, dove si fa il pane.

   
   

 

Cominciava a lavorare prestissimo, alle due di notte.

   
   

 

Alla sera lavorava nel parcheggio del Country Club, gli restavano pochissime ore per dormire.

   
 

Finché viveva da solo poteva farcela.      
 

Poi ha sposato Aththota, hanno preso una casa in affitto, ma lei restava sola gran parte del tempo.

     
 

Tuttavia Rohan ha continuato a fare due lavori. Adesso lavora in un’altra fabbrica, dalle sette del mattino alle quattro del pomeriggio. Alla sera, dalle sei in poi, lavora ancora al Country Club, al bar.

     
 

Anche Aththota ha lavorato per un paio di anni, fino a quando è nato il loro bambino, che adesso ha sedici mesi.

     
 

Hanno potuto così acquistare un appartamento al Villaggio del Sole, in via Verazzano.

     
 

Si trovano bene in questa loro casa, che è comoda e spaziosa. Con i vicini di casa non hanno problemi, anzi si aiutano se c’è bisogno.

     
 

SRI LANKA

Per il prossimo anno il bambino andrà all’asilo nido, sempre qui al Villaggio, in Biron di Sopra, quindi anche lei potrà di nuovo trovare un lavoro.      
     

 

Anche loro si pongono il problema di tornare, prima o poi, in Sri Lanka, perché la nostalgia c’è sempre, e Aththota ha un diploma di laurea in economia valido in patria, ma Rohan si chiede cosa vi andrebbe a fare.

     
     

 

Per il momento la loro vita è qui. Sono stati raggiunti nel frattempo da un fratello di lei e da una sorella di lui. Non si sentono isolati, anche perché hanno contatti con altri cingalesi.

     
     

 

     
     

 

A Verona c’è un tempio della comunità buddista, di cui loro fanno parte, come sono buddisti i cingalesi all’ottanta per cento.

     
     

 

 Per la nascita del loro bambino e per festeggiare il suo primo compleanno, hanno avuto anche la presenza dei monaci della comunità.

     
     

 

Non hanno alcun problema per la diversità di religione, perché il buddismo è un modo di concepire la vita che può convivere con tutte le forme di cultura che incontra.