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dal Ghana |
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Questo
racconto ci fa riflettere su ciò che l’immigrazione può portare nel
nostro ambiente. |
Le
persone che vivono in mezzo a noi come straniere, possono avere,
spesso hanno, capacità e volontà di dare un contributo positivo alla
vita della nostra società, per il bene di tutti. |
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Alex Appiah viene dal Ghana e ha 40 anni. |
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E’ venuto in Europa nel 1990, inizialmente in Germania, a
Düsseldorf presso un sorella. |
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C’era il lavoro e la possibilità di guadagnare discretamente,
ma c’erano anche notevoli problemi , soprattutto per ottenere i
documenti, necessari per una sistemazione sul posto. |
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Dopo qualche tempo perciò è venuto in Italia, dove ha trovato
lavoro, abitando prima ad Altissimo, poi a Chiampo, poi a Vicenza nella
zona di san Pio X e infine qui al Villaggio del Sole, prima all’Albera e
poi in via Malaspina, nell’appartamento acquistato dall’ATER nel 1999. |
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Un riferimento importante e stabile in tutti questi
spostamenti è stata la comunità che si ritrova da molti anni proprio
qui, nei locali della casa parrocchiale, dove c’è una sala di riunione e
di preghiera della loro assemblea, che si raduna tutte le domeniche e vi
festeggia gli avvenimenti religiosi comunitari. In questa comunità Alex
ha celebrato il suo matrimonio nel 1997, con la moglie che aveva
conosciuto qui in Italia qualche anno prima. |
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In Ghana aveva studiato, frequentando la facoltà di economia
e commercio all’università, ma dopo il primo anno ha deciso che era il
momento di fare qualcosa di più per la sua famiglia. |
Il padre aveva un albergo che gli consentiva di dare ai figli
la possibilità di studiare, ma era una famiglia numerosa, con cinque
mogli e quattordici figli, quindi restava ai figli la necessità di
pensare al proprio futuro in modo anche diretto e personale.
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Per questo già alcuni dei maggiori erano emigrati e Alex ha
seguito la stessa strada, cercando di crearsi una posizione indipendente
e di aiutare i suoi familiari, anche se non era spinto da una stretta
necessità. |
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Anche lui, come quasi tutti gli immigrati, pensava che fosse
possibile trovare un lavoro e riuscire a mettere da parte dei soldi in
tempi abbastanza brevi. |
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Ma le cose sono più complicate e passano degli anni prima di
riuscire a trovare una sistemazione adeguata. Intanto però bisogna
vivere , pagare l’affitto o il mutuo, mandare qualcosa alla grande
famiglia che ha contribuito a darti la possibilità di fare tutto quello
che hai fatto. |
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Quando si arriva qui si è frastornati e confusi. Il lavoro
impegna gran parte della giornata, la fatica fisica è sempre
accompagnata dalla fatica di capire l’ambiente in cui ci si trova: la
lingua e il dialetto, i modi di dire e di fare, le regole più semplici e
quelle più complicate. |
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Bisogna darsi da fare per i documenti, non dimenticare le
scadenze, mantenersi informati,studiare la lingua. Alex ha frequentato
anche corsi avanzati di lingua italiana. |
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Lavora da metalmeccanico a Montecchio Maggiore. Facendo i
turni di notte, riesce a fare il mediatore culturale per aiutare altri
immigrati a inserirsi. |
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Affianca i ragazzi stranieri quando arrivano nella scuola,
aiuta la scuola nell’incontro con i genitori, media tra queste realtà
diverse per facilitare i rapporti e rendere meno difficile l’incontro.
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Qualche anno fa avrebbe potuto prendere la cittadinanza
italiana, ma allora avrebbe perso quella ghanese, e non voleva che
questo accadesse. In Ghana si è sposato civilmente, dopo il matrimonio
celebrato in comunità qui, anche se un giorno farà lo stesso in Italia.“
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Io mi trovo bene qui - dice - ho due figli piccoli, di sette
e quattro anni che vanno a scuola volentieri e sono bene inseriti.
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Ho fatto venire qui con me anche le due figlie maggiori, di
venti e diciotto anni, che avevo avuto da una precedente relazione in
Ghana. |
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La seconda frequenta l’istituto alberghiero a Recoaro ed è
bene inserita. L’Italia è un paese bellissimo, ma le sue leggi non
offrono molte possibilità di integrarsi veramente. |
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I
miei bambini più piccoli non hanno la cittadinanza
italiana, perché non viene data alla nascita, ma quando li porterò in
Ghana saranno come stranieri perché sono cresciuti qui. |
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Conosco molti ghanesi che hanno lasciato l’Italia dopo che i
figli avevano studiato qui e si erano preparati al lavoro.
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Avrebbero dato il loro positivo contributo al paese, ma senza
cittadinanza si resta sempre sospesi e senza diritti, quindi molti
preferiscono andare via, perché non possono programmare il futuro della
propria famiglia. |
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Sono risorse umane sprecate. |
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Credo che dall’inizio della grande immigrazione a oggi, ben
due terzi dei miei connazionali che erano venuti qui abbiano poi
lasciato l’Italia. |
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Con la possibilità di ottenere la cittadinanza, mantenendo
quella originaria, sarà più facile l’inserimento attivo, per chi , come
me, vive qui da tanti anni. |
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Qui come in tutta l’Europa, c’è molto da imparare, ma nessuno
vuole perdere la propria identità per acquistarne un’altra.
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Piuttosto le due identità vanno tenute insieme per
contribuire al bene di tutti. Io sono contento e orgoglioso delle mie
origini africane, però mi trovo bene qui e non vedo nessuna
contraddizione tra queste due realtà. |
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Quello che pesa di più è il modo in cui si è considerati e
trattati. |
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Quello che intendo dire posso spiegarlo meglio con un fatto
realmente accaduto. |
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Un mio amico ghanese ha fatto un’esperienza significativa.
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Aveva preso in affitto un appartamento sotto a quello del suo
padrone di casa, italiano. |
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Questi lo trattava con cordialità, spesso lo invitava a stare
in compagnia e a bere qualcosa insieme. |
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Un giorno , improvvisamente, l’italiano gli toglie il saluto,
non gli rivolge più la parola e gli aumenta l’affitto, senza alcuna
spiegazione. |
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Il mio amico mi racconta la cosa e insieme cerchiamo di
capire cosa può essere successo. |
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Poi finalmente abbiamo compreso che il cambio della vecchia
Fiat 127 con una macchina nuova era stato per il padrone italiano un
segno di elevazione sociale ed economica, e questo forse lo disturbava,
non gli consentiva più di considerarsi un po’ superiore. |
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Questa è la spiegazione che noi ci siamo dati, ed è stata
un’esperienza che ci ha fatto capire qualcosa di nuovo. |
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Per fortuna la maggior parte di noi ghanesi ha un
temperamento piuttosto calmo e sa aspettare e pazientare, questo ci
aiuta molto. |
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Sappiamo inoltre che quando ci conoscono come persone capaci
e intelligenti veniamo rispettati per quello che siamo , anche se non
sempre |
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Alex conclude qui , per il momento; siamo nella sua bella casa, piena di
luce, che si affaccia sul verde interno in via Malaspina. |
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Una volta qualcuno ha detto che è relativamente facile dire (e credere)
che gli altri sono uguali a noi, ma è più difficile dire (e soprattutto
crederci) che noi siamo uguali agli altri. |
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E’ più facile pensare che siamo noi il punto di riferimento mentre
sembra inaccettabile l’idea che noi siamo uguali agli immigrati e quindi
loro possono essere il nostro punto di riferimento. |
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