dal Marocco

     
               

Sáadia Bahiri esprime il suo ‘sogno’ di migliorare le proprie condizioni di vita.

Per questo è emigrata.

E con lucidità valuta e progetta, in vista del futuro, come ogni persona che opera delle scelte e giorno dopo giorno cerca di concretizzarle al meglio.

 

 

Mi chiamo Sáadia che in marocchino significa Gioia e siccome per gli italiani la pronuncia del mio nome non è facile spesso dico di chiamarmi Gioia.

   
 

Sono venuta in Italia 10 anni fa senza il permesso di soggiorno che mi è stato dato dopo 2 anni in seguito ad una legge di sanatoria.

   

Il Marocco (in arabo المغرب, Al-Mamlaka al-Maghribiyya) è uno stato dell’Africa Settentrionale con capitale Rabat, nella parte occidentale della regione definita anche come Maghreb.

Le sue coste sono bagnate dal Mare Mediterraneo nella parte settentrionale, e dall’Oceano Atlantico in tutto il tratto ad ovest dello stretto di Gibilterra.

I confini terrestri sono con la sola Algeria, ad est e sud-est, e con il territorio del Sahara Occidentale a sud.

Il Marocco è una monarchia costituzionale, la lingua ufficiale del paese è l'arabo.

 

Dal Marocco ho raggiunto Malta in aereo perché allora quella destinazione era ammessa mentre il visto non veniva concesso per i paesi dell’Unione europea nel timore che le persone espatriate avrebbero messo radici all’estero.

   
 

Poi sono partita per l’Italia su una barca a motore che ci ha “scaricati” a mare, poco prima della riva, senza bagagli perché clandestini.

   
 

Avevo un bambina che non ho portato con me.

   
     

E’ rimasta al sicuro in Marocco con la mia famiglia e sono andata a prenderla soltanto otto anni dopo. Adesso è grande e vive qui con me

   

In Italia avevo un fratello e altri parenti a Fano e a Perugia.

   
 

Ma io mi sono appoggiata  subito ad un amico che abitava a Schio.

   
   

Penso che sia quasi impossibile per un immigrato inserirsi in un ambiente straniero e cercare lavoro da solo, maschio o femmina che sia, senza conoscere la lingua, privo di documenti: è una condizione molto difficile.

   
   

Mi ricordo che la lingua mi ha fatto piangere: leggevo tutti i cartelli delle stazioni con il dizionario in mano, mi rivolgevo alle persone in francese e qualcuno ogni tanto mi capiva e mi dava risposta.

   
       

Così per otto mesi, finché piano piano ho imparato la lingua.

   
 

A Vicenza un posto letto mi costava 400.000 lire al mese ma stando in città potevo fare vari lavoretti.

   
 

La signora che mi dava lavoro mi aveva promesso un appoggio per mettermi in regola appena se ne fosse presentata la possibilità ma quando c’era stata la sanatoria del 1998 si era quasi pentita.

 

Io però le ho ricordato con forza il suo impegno verso di me e sono riuscita a ottenere i documenti.

In quell’occasione mi sono fatta rispettare anche in questura, in mezzo ad una calca di poliziotti e di immigrati.

Oggi ho un impiego regolare e posso arrotondare i miei guadagni con altri piccoli lavori.

MAROCCO

Non frequento gruppi di connazionali: ho la mia famiglia, i parenti, i compagni di lavoro, una macchina e un appartamento, e questo mi basta.

 

Vengo da una grossa città, Casablanca, e sto pagando il mutuo di una casa che ho lì e forse un giorno ritornerò. Sono venuta in Italia perché volevo avere una vita più moderna di quella che si poteva fare in Marocco.

 

Volevo poter avere più soldi, imparare a guidare la macchina. Insomma avevo dei sogni, dei desideri che in Marocco non potevo realizzare e non vedevo la possibilità di farlo neanche in futuro.

 

Avevo studiato fino a 17 anni.

 

Noi eravamo sei fratelli; un mio fratello è in Italia e ha sposato una donna italiana; un altro fratello che era venuto qui è morto a Brescia in un incidente stradale.

 

In Marocco sono rimaste due sorelle, sposate, che hanno dei bambini
Io sono venuta qui grazie all’aiuto di una mia sorella che mi ha prestato i soldi per pagarmi il viaggio e per andare avanti nei primi tempi.
Sono stata due mesi senza trovare lavoro, poi ho fatto tanti mestieri, anche pesanti.
Adesso lavoro da quattro anni con una cooperativa ma questo non è considerato un posto sicuro per poter comperare una casa facendo un mutuo.
Non è tutto facile anche perché molte cose sono andate in peggio in questi anni.
Con uno stipendio come il mio si riesce a vivere ma non a mettere a parte soldi.
Così io faccio molti altri lavori per riuscire a pagare il mutuo in Marocco.
E poi cerco di aiutare i miei. loro mi hanno sempre aiutata quando ho avuto bisogno, hanno fatto crescere mia figlia finché io ho potuto prenderla con me.
Ho anche uno zio che è solo e quando posso gli mando dei soldi: si commuove tanto e chiede a Dio tante benedizioni per me.
Io adesso sono tranquilla, ho la mia casa, il lavoro, una vita buona e soprattutto la salute.
 

Cerco di mantenermi bene in salute anche col mangiare; occorrono anche la frutta e la verdura per mantenersi  in salute.

 

All’inizio, quando avevo solo un posto letto sognavo di avere uno spazio anche piccolo ma mio per chiudere la porta e sentirmi a casa.

 

Andavo a lavorare a Schio prendendo il treno.

 

C’era il Ramadam e alla sera, quando scadeva l’ora, mangiavo qualcosa in treno, poi a casa completavo il pasto.

 

Adesso qui sto bene, anzi non ho fretta di ritornare a vivere a Casablanca.

 

E’ una città piena di confusione, con file di macchine.

 

Qui la mia vita è tranquilla, ho tutto quel che mi serve.

 

Quando io ritorno in Marocco per le vacanze posso permettermi di portare i nipotini al mare.

 

Ne ho cinque che mi aspettano ogni anno anche per i regali e per le gite che facciamo insieme.

 

Ma poi la confusione della città e tutto che costa sempre di più (anche i medici in Marocco si devono pagare) mi fanno venir voglia di tornare in Italia.

 

Anche se casa tua è sempre casa tua.

 

I sacrifici sono ancora tanti ma c’è chi si sacrifica più di me.

 

Molti immigrati mangiano poco e dormono male per metter via soldi ma quando tornano a casa fanno vedere la macchina grossa, l’orologio d’oro, la casa di lusso: non dicono la verità sulla vita che si fa qui.

 

Così tanti altri continuano a venire cercando la ricchezza.

 

Ma in Marocco 5-7 euro possono essere la paga di una giornata.

 

Girano ancora per le strade dei raccoglitori di carta e vetro, oppure qualcuno che compera una cassetta di sardine al porto e poi rivende il pesce al minuto casa per casa.

 

C’è ancora chi vende una o due sigarette alla volta e guadagna sulla differenza tra pacchetto intero e sigaretta ‘sciolta’.

 

In Italia è impossibile vivere con questi guadagni.

 

Io penso che se uno ha i soldi per venire qua, adesso è meglio che resti là e faccia qualcosa con quei soldi invece di spenderli per venire in Italia.

 

E poi qui le cose sono sempre più difficili per tutti, si fa tutto solo per i soldi e con i soldi.

 

Pochi pensano agli altri e non c’è quasi più nessuno che pensa ad aiutare; tutto si vende e si compra.

 

Qui si vive bene solo se in famiglia ci sono più stipendi.