La storia di Rosanna e Dino è per molti aspetti simile alle altre che abbiamo sentito raccontare, ma è anche una storia "speciale".

Loro infatti danno un segno di ‘continuità’ ai nostri racconti perché sono rimasti al Villaggio, dove erano venuti ancora ragazzi con la famiglia.

Abitano ancora qui alla ‘Bissa’ e sono testimoni e custodi dello spirito di solidarietà che ha caratterizzato il quartiere fin dal suo inizio.

 

Dino

     

Io sono venuto qui da ragazzo con la mia famiglia che proveniva da Bertesina.

Eravamo in sei figli, i genitori e la nonna.

La nostra casa non aveva servizi interni e non era certo una reggia se ci è stata assegnata questa in via Vespucci.

Rosanna

Io sono venuta qui a dodici anni. Prima con la mia famiglia abitavo in una fattoria in zona Cattane, vicino a Reniero.

Anche la mia casa non aveva servizi interni e quelli esterni non erano proprio vicini.

 

 

Quando pioveva il cortile si trasformava in uno spiazzo pieno di fango.

     

Ci è anche spiaciuto venir via di lì perché col padrone di casa avevamo buoni rapporti. La casa qui al Villaggio ci è stata assegnata solo perché altri hanno rinunciato.

Questa era una casa grande e ricordo che mio papà quando è entrato ha osservato con stupore che qui c’erano ben due bagni!

 

Dino

 

I miei erano talmente felici che, anche se non sempre i rapporti fra condomini  erano facili, lasciavano correre…..

I primi tempi alla domenica si tornava a Bertesina , ma poi pian pianino la parrocchia appena nata è diventata un grande punto di aggregazione.

Rosanna

Io nei primi tempi con mio fratello partecipavo alle uscite con il Gav (Gruppo Alpinisti Vicentini), che è nato nel 1963 : ho trovato comunque subito compagnia.

Più tardi è nato il Centro Turistico Giovanile (CTG) e forse quello è stato il primo vero gruppo misto maschi – femmine.

Dino

Nei primi anni don Gianfranco organizzava qualche soggiorno anche impegnativo in montagna per i gruppi maschili (io avevo 14/15 anni): ricordo che si andava con don Luigi e insieme a lui abbiamo sistemato il rifugio del Club Alpino Italiano a Campogrosso.

Più avanti si partiva in bicicletta per i Fiorentini: non c’era alcuna difficoltà a fare amicizia .

Di sera qualche volta si riunivano i gruppi dei ragazzi di Azione Cattolica e siccome ancora non erano state costruite le opere parrocchiali, ci si trovava in casa di don Gianfranco, che abitava con la mamma in via Vespucci , in un appartamento della bissa, oppure in casa di un altro dei tanti cappellani che sono stati qui, don Antonio: lui abitava in via Malaspina, dove ora c’è l’ambulatorio.

Le ragazze, invece, uscivano ancora poco di sera.

La domenica pomeriggio, dopo le funzioni, si saliva a Villa Rota Barbieri dove don Gianfranco aveva organizzato la proiezione di film il salone era sempre pieno.

Anche se appena cresciuti chi si sposava andava via di qui, con qualcuno degli amici di quel tempo ci troviamo ancora, eppure sono passati parecchi anni.

Credo che di tutti i giovani sposati in quegli anni forse solo noi ed un’altra coppia siamo rimasti ad abitare in quartiere.

Rosanna

Io ho conosciuto mio marito più avanti, pur frequentando ambienti che coltivavano la stessa passione per la montagna.

Quando abbiamo deciso di sposarci avevamo  cominciato a cercar casa, ma poi è mancata la mamma, così, visto che la casa era grande abbiamo deciso di venire ad abitare qui e siamo ben contenti di essere rimasti.

Gli inquilini della nostra scala sono più o meno gli stessi e ci sono comunque ancora rapporti di solidarietà reciproca.

C’è il vicino anziano che non esce più e che gradisce un saluto quotidiano; quello che lavora e che magari, se si prepara qualcosa di particolare a mezzogiorno, lo si invita a condividere