Il Villaggio del Sole è stato anche un crogiolo di esperienze e di bisogni che ha fatto nascere e crescere il senso comunitario di appartenenza, dove i problemi si risolvono insieme.

Chi vi ha contribuito maggiormente vede questa dimensione come qualificante di tutta la sua vita nel quartiere, che è fatto di strade, case e tutto il resto, ma soprattutto di persone.

 
 

Abitavo in città, alle Barche, davanti al cinema Astra, in una casa pericolante tanto che mi hanno sfrattato perché minacciava di crollare tutta. Sono stato provvisoriamente ospitato da un amico ma lì andavo solamente a dormire.

     
   

Mangiavo da un’altra parte e avevo masserizie in 7 posti diversi.

     
   

Ricordo il mio "San Martin", quando nel novembre 1959 sono venuto al Villaggio nell’abitazione attuale.

    San Martin, traslocco, cambio di casa.
   

Siccome lavoravo in ferrovia mi hanno assegnato un appartamento nel primo fabbricato del quartiere fatto per i ferrovieri; gli altri condomini furono ultimati nel 1960 e uno anche dopo.

   
   

Avevo con me la moglie e un figlio che ha fatto in tempo ad andare a scuola a Monte Crocetta; gli altri due figli sono nati qui.

     
   

Oggi sono vedovo e ho una vita tutta mia, fatta di vari impegni; i figli sono indipendenti ed il maggiore insegna filosofia e lingua italiana all’università di Lipsia, in Germania.

   
   

Il cambiamento di abitazione è stato molto importante sia per il bell’appartamento che ho avuto, spazioso e funzionale, sia per l’impegno che ho potuto svolgere nel quartiere.

     
   

C’è da dire che sono sempre stato coinvolto in attività sindacali e politiche.

   

A 21 anni come sindacalista ero già della Commissione interna dell’officina delle Ferrovie di Vicenza e dopo sono stato il primo operaio in Consiglio comunale, eletto per due legislature.

   

La gente appena arrivata al Villaggio doveva affrontare tanti problemi per ottenere alcuni servizi essenziali a costi contenuti.

   

Ci si riuniva in assemblee scala per scala ma io mi sono servito della mia esperienza politica e sindacale organizzando un’assemblee generale che rappresentasse tutto il quartiere.

     

Abbiamo elencato le cose più urgenti e sono riuscito a far accettare un metodo di discussione. Infatti, oltre ad approvare pubblicamente l’elenco dei problemi da risolvere, un voto ha impegnato tutti a non presentare nelle varie riunioni nuovi casi, nuove urgenze fin tanto che non fossero state risolte quelle già individuate.

     
     

E così furono messe a tacere molte richieste tardive e particolaristiche.

     

Anzitutto abbiamo raggiunto un accordo con l’Istituto autonomo case popolari, IACP, per un uso più ampio e flessibile dei locali del centro sociale: potevamo tenervi le nostre riunioni di caseggiato e di contrada e più tardi del Comitato di quartiere.

     

Dallo stesso Istituto ci siamo fatti concedere l’autonomia amministrativa dei condomini in modo che alla manutenzione dei caseggiati provvedevano, e provvedono tutt’ora, vari "Comitati di gestione", uno per ogni scala.

     

Così abbiamo potuto evitare continui rincari nei prezzi dei servizi di manutenzione forniti dallo IACP.

     

Dalle AIM invece abbiamo ottenuto una tariffa agevolata per il gas come per le "grandi cucine" e la modifica del percorso dell’autobus, che tutti chiamavamo "tram", in modo che passasse dalla stazione ferroviaria agevolando molti abitanti pendolari che andavano al lavoro in treno.

     
     

Ci sono da ricordare altre cose realizzate come le panchine, il parco giochi e le relative beghe coi confinanti che abbiamo risolto pacificamente, l’alberatura promossa dal Comitato di quartiere d’accordo con la Forestale.

     
     

In quegli anni la signora Pomaran gestiva i contributi comunali e provvedeva alla potatura e alla manutenzione delle aiuole.

     
     

Ma abbiamo promosso anche molti altre attività: per esempio abbiamo curato eventi culturali riportati ampiamente dal Giornale di Vicenza come le mostre d’arte allestite negli anni ‘60 con le opere e i contributi di Neri Pozza e Otello De Maria e poi di Nereo Quagliato e Attilio Polato e con il patrocinio del Comune e dell’Accademia Olimpica (“Rassegna antologica di artisti vicentini” del giugno 1968 e nel 1969 mostra di “50 dipinti di A. Polato”).

     
     

Abbiamo tenuto la Festa della pace, prima che iniziative analoghe sorgessero un po’ dappertutto, ospiti della succursale della Biblioteca Bertoliana, dove il parroco don Gianfranco ha letto un messaggio del papa Paolo VI°.

     
     

Da ricordare ancora le Feste del geranio, le attività ludiche del pattinaggio, la gincana motociclistica, la biciclettata e la gara delle automobiline radiocomandate

     
 

Altri primati ha potuto raggiungere il Villaggio in quei primi anni.

       
 

Per esempio al centro sociale l’Opera Nazionale Maternità e Infanzia, ONMI, oltre a fare visite e test di gravidanza ha aperto il primo centro di citocolposcopia quando ancora l’ospedale civile non aveva questo servizio ambulatoriale.

       
 

Inoltre il nostro Comitato di quartiere è stato uno dei primi, o il primo, sorto in città e ha preso l’iniziativa di convocare i rappresentanti di altri quartieri e quello che era il Coordinamento feste cittadino costituendo il Centro di coordinamento dei Comitati di quartiere di Vicenza.

       
Il Villaggio del Sole era un quartiere modello e nei primi anni fu visitato da due delegazioni straniere: una cecoslovacca e una svedese.
     

Abbiamo ricevuto i complimenti perché la nostra era una delle migliori ‘periferie’ tra quelle visitate in tutta Europa.

     
     

Il motore di tutto questo fervore di attività è stato il Comitato di quartiere di cui io ero l’unico consigliere rosso, detto anche vescovo rosso.

     
     

Al suo buon funzionamento ha molto giovato la capacità organizzativa e di rapporti umani del coordinatore signor Faccioli