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Anche una strada ha
la sua storia.
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La strada del Biron, di Sotto e di Sopra, porta a ridosso del
Villaggio del Sole e poi ci gira attorno, passando sotto monte
Crocetta. |
E’ sempre stata uno dei collegamenti con la città e da molto tempo
lungo questa strada, ci sono case di abitazione, fattorie , e quindi
agglomerati di famiglie. |
Vi si è formata una specie di piccola comunità che ha avuto una sua
storia, prima di confluire in quella del Villaggio del Sole. |
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Adriano Marzegan racconta: |
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La fattoria che ancor oggi si vede all’incrocio del Biron di Sotto con
via Brigata Granatieri di Sardegna è nota a molti come Fattoria dei
Rizzato. |
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In realtà quella famiglia era fittavola delle sorelle Fiorasi che
possedevano i campi confinanti col fabbricato e altri in Biron di Sopra
poi passati in proprietà all’impresario Giuseppe Schiavo e al sig. Sante
Barcaro. |
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Anche la fattoria è stata venduta e oggi è di proprietà dell’impresa
edile Facci. |
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Le sorelle Fiorasi erano anziane e abitavano in città. Antonio Rizzato,
insieme a Adriano,da ragazzo, andava a Messa e a ‘dottrina’ ai Carmini.
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Qualche domenica passavano a portare un mazzo di fiori della fattoria
alle “padroncine”. |
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I
Rizzato coltivavano i campi e in primavera esponevano la “frasca”, un
ramo di pino, per indicare il posto dove facevano “magasin”. Era un
punto di ritrovo che molti conoscevano. |
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La fattoria aveva una grande aia, “selese”, per far seccare il grano.
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Anche i contadini dei dintorni che avevano poca terra, portavano alla
fattoria Rizzato il grano a essiccare. |
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Gratuitamente ma con un preciso impegno: mettere dei ragazzi a custodia
del grano, perché galline, oche e polli dei Rizzato razzolavano in giro
liberamente e lo avrebbero divorato. |
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I
ragazzi facevano insomma da spaventapasseri viventi ! |
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Intorno agli anni 1951-61 il fabbricato della fattoria ha ospitato le
classi prima e seconda della scuola elementare, perché l’edificio della
Casa del Sole, Villa Rota Barbieri, dove i ragazzi dei dintorni andavano
a scuola, era stato dato come abitazione agli alluvionati del Polesine.
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Le
altre tre classi vennero ospitate nella chiesetta della Trinità, annessa
alla proprietà Dalla Fontana in strada vicinale di Monte Crocetta. |
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Era una chiesa gentilizia sconsacrata. D’inverno, il custode della Casa
del Sole,e bidello, ‘Tilio’ Romio, doveva provvedere al trasporto della
legna alla chiesetta che veniva riscaldata con una stufa in terracotta. |
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Aveva scelto come ‘collaboratori’ alcuni degli scolari, come Adriano e
Vittorio Marzegan, Gianni Chemello e Antonio Rizzato che, attraverso uno
stretto ‘troso’ salivano da Villa Rota Barbieri alla chiesa/scuola di
monte Crocetta portando ciascuno un po’ di legna per scaldarsi durante
le lezioni. |
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Andavano per questo sentiero per non scendere in strada del Biron, più
comoda ma ritenuta pericolosa per il traffico essendo il più importante
accesso alla statale del Pasubio. |
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A scuola con i bambini c’erano anche i ripetenti e alcuni adulti alti e
robusti che i bambini chiamavano gli ‘uomini’. |
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Erano persone che recuperavano il periodo scolastico perso a causa della
guerra 1940-45 per ottenere la licenza elementare. |
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Sono molto vive nel ricordo alcune maestre di allora che venivano dalla
città e i ragazzi ogni mattina le aiutavano portando la loro bicicletta
su per la rampa della collina fin dentro l’edificio. |
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Due
in particolare sono state il perno di quella scuola, dove sono passate
diverse generazioni degli abitanti della zona: la maestra Tosca Barausse
Gregori e una seconda, detta Topolino a causa della sua bassa statura. |
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I
ragazzi andavano a scuola con ‘cartelle’ molto ‘autarchiche’: sacche e
borse varie, oppure cartelle di cartone. Queste ultime però avevano un
inconveniente: quando si bagnavano per la pioggia si sfasciavano, e al
ragazzo restava in mano soltanto il manico. |
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Gli
alluvionati ospitati a Villa Rota Barbieri spesso durante il giorno
passavano nelle case del Biron e si fermavano anche a mangiare. |
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Al
tempo del raccolto alcuni venivano ingaggiati a giornata per la
mietitura, per la vendemmia o per raccogliere il fieno. |
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Parecchi abitanti del Biron frequentavano la parrocchia dei
Carmini,qualcuno andava alle Maddalene. |
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Nelle vicinanze, presso Villa Loschi Zileri Dal Verme, si andava a Messa
nella chiesetta della Villa, dove alcuni ragazzi di quegli anni hanno
fatto anche la prima Comunione. |
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C’era ancora il cappellano della famiglia nobile; in quegli anni era un
prete che si chiamava don Giovanni. |
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Nei
dintorni non c’era niente altro. |
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I
due negozi in cui si trovava un po’ di tutto, oltre agli alimentari,
erano l’uno in via Scura, oltre Villa Loschi Zileri, detto ‘da Pendi’ e
l’altro in viale Trento, Casagrande, dove oggi resta una tabaccheria.
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Lì
vicino i Dalla Bona, avevano il punto di raccolta del latte. |
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Le
famiglie del Biron costituivano una contrada che aveva i suoi punti di
riferimento anche se non c’era una ‘piazza’. |
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I
ragazzi potevano per esempio incontrarsi nei posti segnati dalle pietre
miliari, cippi, le ‘prie’ presenti agli incroci e adesso scomparse quasi
totalmente. |
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Nella seconda metà degli anni Cinquanta poteva capitare che i vicini si
incontrassero in casa di chi aveva la televisione. |
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Ognuno si portava la propria sedia. |
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Adriano Marzegan ricorda che tornando a casa sul tardi, doveva entrare
in cucina dalla finestra, perché era impossibile passare dalla porta di
ingresso. |
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Con
la costruzione del Villaggio del Sole anche gli abitanti del Biron
cominciarono a sperare che arrivasse il ‘tram’ e che venissero aperte
delle botteghe, come poi è avvenuto, almeno in parte. |
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Ma a questo punto ,come si usa dire,comincia un’altra storia. |
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